Recensione di Riccardo Bulgarelli
Conosco Giovanni da tempo e sono probabilmente il meno indicato per recensire il suo Prigionieri della steppa.
Tuttavia l’ampia messe di dati che fornisce e l’orizzonte a 360 gradi attraverso il quale affronta i vari aspetti di quella che fu “la storia della Celere e del 3° Reggimento bersaglieri in Russia”, sottotitolo del libro, mi rendono grato ancorché doveroso il compito.
Grato perché Giovanni in modo particolare si concentra sull’ultimo atto di quelle vicende; sulla “battaglia del Tichaja” e su quella della “collina di Meškov” che stanno al centro dei miei pluriennali interessi di “storico”.
Doveroso perché lì si perdono le tracce di suo zio Vincenzo così come, ahimè, quelle di mio zio Rubens.
Il suo è il genere di libri sulla Campagna di Russia che prediligo: studio e approfondimento, ipotesi di lavoro e interrogativi, dati e fonti.
La ricerca del prozio Vincenzo, classe 1922 e giunto in Russia il 6 novembre 1942, quasi si perde nella sete di descrivere con il maggior dettaglio possibile le vicende del reggimento di cui fu parte.
Il compromesso con cui Giovanni affronta il tema lo porta a condensare velocemente ciò che il 3° Reggimento bersaglieri fece dal luglio 1941 alla fatidica giornata del 17 dicembre 1942 e invece a dettagliare al meglio ciò che accadde, con visuale ad ampio raggio, da quel momento fino al successivo 21 dicembre.
Interessanti poi e condivisibili gli interrogativi che l’autore si pone circa il succedersi dei fatti e il ruolo dei protagonisti.
Da quella data in poi Giovanni non può che formulare ipotesi, incasellando vicende personali certe in un mosaico dai grandi spazi vuoti. E sono vicende che spaziano sul ripiegamento e sui vari capitoli della prigionia nei campi sovietici.
Un libro, quindi, ricco di contenuti e da leggersi con calma e attenzione.
Giovanni Di Girolamo, Prigionieri della steppa
La storia della Celere e del 3° Reggimento Bersaglieri in Russia
Gaspari Editore, Udine, 2019