Da Li Romani in Russia, di Elia Marcelli, Il Cubo, Roma, 2008

 

Se camminava ormai da tre o quattr'ore

scajanno pure quarche sigheretta,

quanno se sente un rombo de motore.

"È un berzajere! Viè in motocicletta!"

ce strillò, dopo un po', un pattujatore.

"È la Celere!" "Sì, ma è una staffetta.

Dice che ieri sera so' sbarcati

e li russi so' tutti circondati!"

 

Noi alègri urlammo: "Viva i berzajeri!"

"A li morté!" e antri strilli romaneschi;

ma poi lui ce freddò: "'Sti priggionieri,

bisogna consegnarli a li tedeschi!"

Noi, tutt'a un botto, diventammo neri.

"A loro?!" – E come no! – Sì, stanno freschi! –

Chi je li dà?! – Ma che, sei scemo?! – A' moro,

ma va a morì ammazzato, te e loro!" [...]

 

E intanto loro stàveno ammucchiati

com'anime in attesa der Giudizzio,

guardànnoce co' l'occhi spaventati.

"Basta! – strillò er Tenente – Che è 'sto vizzio

di litigà e insultasse fra soldati?!

E io che ci sto a fà?! Chi è 'sto tizzio?

Che vô? Li prigionieri non li mando

senza un ordine scritto del Comando!" [...]

 

E cammina cammina, avessi visto

com'erano contenti a stà co' noi!

Ringrazziàveno Budda e Gesù Cristo

benanche a caricalli come buoi!

Ma, a l'improvvviso, arriva l'imprevisto:

ecco quer rombo de motore, e poi

riècco er berzajere, e un Capitano

che dà ar Tenente un fojettino in mano!

 

Li misero in colonna, e in un momento

li vedemmo che annàveno, lontani,

a un campo, dice, de concentramento...

Ma l'avranno trattati da cristiani?

O ne l'ora, chissà, der patimento

avranno ripensato a noi romani...

Noi, quella sera, entrammo a Petrikovca;

però, c'entrammo co' st'amaro in bocca.

 


Li-Romani-in-Russia Copertina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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