di Patrizia Marchesini

 

 

Faustino Caldera 36 Batteria Val PiaveFaustino Caldera in una particolare fotografia d'epocaBedizzole, 23 ottobre 2012

Quando Faustino Caldera partì per il Fronte Russo1 aveva vent’anni. Chiamato al servizio militare nel gennaio 1942,2 prima di allora non aveva mai lasciato Bedizzole, in provincia di Brescia.

Luigi – che all’epoca di anni ne aveva solo nove – ricorda poco del fratello maggiore.3 Lo rammenta durante una licenza – di soli due giorni – prima che partisse per la Russia. Forse all’inizio arrivò qualche lettera – Luigi non ne è sicuro – ma, con il passare dei mesi e la mancanza di notizie, la mamma cominciò ad angosciarsi. Aspettò Faustino per molto tempo: “Speriamo che ritorni...”

Poi si rassegnò.4

Carla Sandonà da sempre si interessa di Prima Guerra Mondiale e colleziona cartoline militari di quel conflitto, provenienti dalle varie zone di guerra. Nel 2011, su richiesta di due cugini, ha iniziato a cercare notizie su un prozio scomparso durante la Campagna di Russia. Si chiamava Benedetto Fontana e apparteneva alla Divisione Vicenza.5 I cugini le hanno mostrato lettere e cartoline che il loro nonno Benedetto aveva spedito ai familiari.6 Dopo essersi procurata il foglio matricolare, Carla ha scoperto pochi dettagli ulteriori: lo zio Benedetto era stato anche in Albania, prima di partire per la Russia, e secondo i dati di Onorcaduti risulta scomparso l’8 gennaio 1943.

Le ricerche, purtroppo, non hanno avuto esito e neppure i contatti con i Memoriali Russi hanno portato notizie. A Carla – come capita a tanti che cercano i loro familiari scomparsi al Fronte Orientale – sembrava impossibile che una persona fosse sparita in questo modo, senza lasciare alcuna traccia di sé. E, decisa a non arrendersi, ha tentato l’impossibile, cercando di recuperare il piastrino di zio Benedetto. Si è detta che la sua esperienza come collezionista di cartoline militari l’avrebbe facilitata in una ricerca che molti avrebbero giudicato assurda. Sul web è entrata in contatto con il mondo dei recuperanti di cimeli del Fronte Orientale – un mondo dove l’etica cozza spesso contro la necessità di mantenere se stessi e la propria famiglia o con il desiderio discutibile di speculare sul dolore altrui – e ha trovato non il piastrino di Benedetto Fontana, ma quello di altri tre soldati italiani: Faustino Caldera, Casimiro Grandi e Italo Cresceri.

Carla si è impegnata nella ricerca e, grazie anche all’interessamento del tenente colonnello Garatti, è riuscita a risalire ai familiari di Faustino Caldera: originario di Bedizzole, apparteneva al 3º Reggimento Artiglieria alpina della Divisione Julia, Gruppo Val Piave, 36ª Batteria.7Il piastrino riconsegnato al fratello di Faustino

L’intenzione di Carla, una volta entrata in possesso del piastrino di Faustino Caldera, sarebbe stata quella di infilarlo semplicemente in una busta per farlo avere alla famiglia. Il tenente colonnello Garatti, invece, ha ritenuto giusto informare il capogruppo degli alpini di Bedizzole, che non solo ha organizzato una cerimonia per consegnare il cimelio al signor Luigi, fratello di Faustino, ma – in concomitanza con il 90º anniversario della fondazione del gruppo alpino – ha anche allestito una mostra inerente la Campagna di Russia, in cui la vicenda di Faustino ha avuto un risalto particolare.

 Cimeli esposti alla mostra di Bedizzole

Il 2 settembre Luigi Caldera ha visto per la prima volta il piastrino del fratello, incorniciato. Quel giorno, commosso e un po’ incredulo, ha riportato a casa il quadro con quel pezzetto di metallo che simboleggia così tanto. In Luigi il ricordo di Faustino è sempre stato un punto fermo, tanto che nel dopoguerra – chiamato a sua volta per il servizio militare e destinato a un reparto alpino – chiese di venire assegnato alla fanteria.

Perché l’alpino, in famiglia, era Faustino.

 

 

 

Nota

Ci sono persone che – vuoi per necessità economiche, vuoi per motivi di lucro – si dedicano all’e-commerce di oggetti recuperati nei luoghi che furono teatro degli eventi drammatici della Campagna di Russia. In tempi recenti capita di trovare in vendita sul web anche i piastrini (originali o contraffatti) di soldati italiani che combatterono al Fronte Orientale.

Nella primavera 2011 il generale Barbato – commissario generale di Onorcaduti – si è espresso con chiarezza sul tema, ribadendo che il piastrino costituisce parte integrante della documentazione matricolare e amministrativa di ogni militare ed è l’unico mezzo per giungere al riconoscimento sicuro di un caduto.

In caso di recupero bisognerebbe accertarne con precisione il luogo di provenienza e raccolta, al fine di ricercare ed eventualmente esumare i resti del soldato cui il piastrino apparteneva. Secondo le direttive in materia dovrebbe poi essere il Centro Documentale (ex Distretto Militare) cui il soldato faceva riferimento a conservare il piastrino.

Come sottolinea il generale Barbato, l’e-commerce e altre forme di speculazione economica legate ai piastrini (e/o ad altri oggetti) rischiano di aumentare in maniera considerevole, a fronte di una domanda sempre più consistente.

Ne conveniamo, ma riteniamo altresì giustificabile il desiderio di tante famiglie italiane di avere un oggetto – o meglio, una reliquia – che, pur fondamentale ai fini matricolari, ha anche e soprattutto un valore affettivo immenso per chi ha perso un proprio caro al Fronte Russo.


 

1 Secondo il foglio matricolare, la partenza avvenne il 20 agosto 1942. Caldera risulta disperso in data 20 gennaio 1943.

2 Venne assegnato al 5º Reggimento Artiglieria alpina, Gruppo Belluno.

3 Oltre a Faustino e Luigi, c’erano altri due fratelli e due sorelle. Uno dei fratelli, classe 1911, fu catturato dai Tedeschi dopo l’8 settembre ’43 e internato, come moltissimi altri Italiani; liberato dai Sovietici durante la loro avanzata verso occidente, fu da essi trattenuto e rientrò in Patria nel 1946.

4 La mamma di Faustino Caldera morì nel 1957, il papà era già deceduto nel 1940.

5 277º Reggimento Fanteria, 1ª Compagnia fucilieri.

6 La sua ultima cartolina – inviata alla moglie e alle due bambine – risale al 26 dicembre 1942.

7 Nel proseguire le ricerche Carla ha scoperto che Casimiro Grandi era un artigliere della stessa Batteria del Gruppo Val Piave, mentre Italo Cresceri apparteneva al 277º Reggimento Fanteria della Divisione Vicenza.

 

 

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