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Quartier Generale del XXXV Corpo d'Armata

09/03/2014 21:29 #7 da Riccardo
Risposta da Riccardo al topic Quartier Generale del XXXV Corpo d'Armata
forse può essere utile lo stralcio seguente riportato da Perin e riferito a Resta:
"...E fummo proprio noi ad avvistare per primi e a imporre l’alt alle quattro autovetture che trasportavano il generale Zingales, comandante del XXXV corpo d’armata e il suo seguito. Temevamo che dentro potessero nascondersi dei russi pronti a far fuoco sui nostri reparti. Nel momento in cui gli ufficiali scesero per farsi riconoscere fummo attaccati dai partigiani e venne colpito a morte l’ufficiale d’ordinanza del generale, il capitano Vittorio Borrato, che io raccolsi e trasportai in un’isba occupata dal tenente Masini e dai suoi uomini. La notizia dell’arrivo del generale si diffuse tra i reparti e fece un certo scalpore.."

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20/03/2014 10:40 #8 da Patrizia Marchesini
Risposta da Patrizia Marchesini al topic Quartier Generale del XXXV Corpo d'Armata
Nel secondo volume de La Campagna di Russia - CSIR-ARMIR: 1941-1943, di Aldo Valori (Grafica Nazionale Editrice, Roma, 1950-1951), mi sono imbattuta casualmente in una testimonianza sull'accaduto del generale Zingales in persona.
Il trafiletto si trova alle pagine 590-591.

Era il Natale. Una nostra colonna motorizzata che da più giorni marciava combattendo nelle retrovie del nemico, cercando di forzare il cerchio che si chiudeva intorno ad essa, sfilava a notevole velocità sulla pista di Roschok. Urgeva far presto, perché essendo di primo pomeriggio, già calava il sole ed occorreva occupare un abitato prima che la lunga notte invernale stendesse le sue ombre a favorire l'insidia nemica, ovunque in agguato.
Ma ecco gli elementi esploranti dare l'allarme: la testa della colonna che aveva appena raggiunto le prime case di Roschok è fatta segno ad una fitta gragnuola di granate di piccolo calibro, che immobilizzano alcuni automezzi e provocano delle perdite.
Sulle alture che sovrastano il paese avanza lentamente una mezza dozzina di carri armati sovietici, schierati ad arco e con i pezzi puntati sull'abitato, che è sottoposto ad un intenso tiro.
Risuonano secchi gli ordini: i pezzi controcarro si schierano rapidamente ed aggiustano il fuoco sul nemico, mentre la colonna, con ampia conversione, si lancia attraverso la steppa per raggiungere un'altra pista, aggirando l'abitato.
Non rimane che puntare su Krassnojarovka, paese seminascosto in una conca, a pochi chilometri di distanza.
Prosegue la marcia velocissima mentre i carri sovietici, allungato il tiro, battono ora la pista con fuoco preciso.
E' l'imbrunire. Poco lungi bagliori rossastri si riflettono sulle ondulate distese nevose: Krassnojarovka è in fiamme! Non importa, si prosegue ugualmente. La macchina del generale precede con il gruppo in testa. Ed ecco rivelarsi la minaccia.
Un crepitio secco di mitragliatrici risuona a breve distanza: fasci di proiettili traccianti investono la colonna; luminose scie azzurrognole, istantanee e sinistre, avvolgono le macchine.
L'automobile del generale è nettamente inquadrata, i cristalli anteriori volano in pezzi. Anche l'autista e un carabiniere della macchina di scorta sono feriti.
Nella macchina del generale, l'ufficiale addetto - Capitano Antonio Borruto - che aveva vissuto, sempre calmo e impassibile, le vicende di quelle giornate drammatiche, anche ora ha i nervi a posto.
Egli vede la direzione da cui proviene il fuoco e s'immedesima sull'istante della minaccia che incombe sul suo generale. Con atto semplice e generoso, egli si preoccupa di coprire con il proprio corpo quello del suo comandante e in tale gesto viene colpito alla fronte dal piombo nemico.
La ferita è mortale ed egli è conscio della prossima fine. Ciò malgrado le sue prime parole sono per chiedere se "il generale non è stato ferito" e poi, per qualche istante, perde la conoscenza: quando la riacquista s'interessa delle vicende del combattimento; il suo volto sereno s'illumina quando apprende che la resistenza è stata vinta, rivolge un saluto alla sposa ed ai figlioli e sereno e luminoso rimane anche quando riperde la conoscenza, e questa volta per sempre.


Saluti.
Patrizia Marchesini

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