Salve, Mario.
Purtroppo - sembra impossibile - non ho mai visto quel film. Ogni volta che danno Italiani, brava gente capita un impiccio che me ne impedisce la visione. Dovrò decidermi a noleggiarlo.
Il tema proposto è comunque di grande interesse. Dalla memorialistica, ma anche e soprattutto dai documenti della ex Unione Sovietica in materia di crimini di guerra, emerge un ritratto generalmente positivo in relazione al comportamento delle nostre truppe durante la guerra al Fronte Orientale: ridurre il discorso a semplici cifre sa di freddezza e di distacco, ma è indubbio che - come dichiarò anche il professor S.I. Filonenko, prorettore dell'Università Agraria Statale di Voronež, durante un convegno tenutosi a Roma nel novembre 2010 (convegno organizzato dall'università La Sapienza e dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito) - la percentuale di crimini di guerra addebitata ai militari italiani fu davvero minima.
I reduci raccontano di buoni - se non buonissimi - rapporti con la popolazione.
Italiani brava gente - per quanto riguarda la Campagna di Russia - sembra essere quindi una realtà e non una fama usurpata.
Anche se gli eserciti sono fatti di uomini e - fra tutti gli uomini del C.S.I.R. prima, e dell'Arm.I.R. poi - magari qualcuno un po' meno bravo ci sarà stato.
Era una guerra, e bisogna pensare a cosa una guerra comporta, non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia.
Il pedaggio pagato dalla popolazione civile fu altissimo... sappiamo come si comportarono i Tedeschi e che tipo di atteggiamento avessero verso gli Slavi in genere, ritenuti sub-umani.
Noi ci trovammo in mezzo a tutto questo, portando la nostra italianità e il nostro modo di essere, ed uscendo - sotto questo aspetto particolare - abbastanza a testa alta, nonostante gli eventi bellici classifichino la Campagna di Russia come una delle più devastanti sconfitte militari subite dalle nostre Forze Armate.
Personalmente, da quanto ho letto e ascoltato finora, mi sento di dire... sì, Italiani, brava gente...
Non bisogna sorvolare, però, su alcuni dettagli. Si potrebbe parlare a lungo, per esempio, delle difficoltà logistiche per quanto riguarda i rifornimenti alimentari ai nostri reparti, degli inconvenienti legati al mancato rispetto - da parte tedesca - degli accordi precedenti in materia di forniture... Giungendo al dunque bisogna ammettere che molti dei nostri soldati brontolavano, ritenendo il rancio insufficiente. E, se la fame si faceva sentire troppo, si arrangiavano.
Significa, in pratica, che - nella migliore delle ipotesi - si dedicavano al baratto per procurarsi del cibo; oppure che lo rubavano. In molti racconti saltano fuori episodi del genere. Ora, non si può mettere sullo stesso piano quanto compiuto sistematicamente dai nostri alleati, con il furto di alcune galline o di una mucca. Però non si può neppure dimenticare quali conseguenze un furto del genere - rubare una gallina o due, o un secchio di patate sa tanto di ragazzata - poteva avere nel menage di una famiglia che aveva poco altro per sfamarsi.
Non bisogna dimenticare la politica di sfruttamento del territorio operata dal Terzo Reich (gli Italiani non avevano giurisdizione nel loro settore, in tal senso): a parte le risorse inviate in Germania, più o meno tutto era catalogato, inventariato, ed è facile immaginare cosa potesse accadere quando qualcosa di conteggiato in precedenza risultasse mancante.
Una guerra è una guerra. Non siamo stati invasori pessimi ma - con tutte le attenuanti nei confronti dei nostri soldati e, soprattutto, le considerazioni non banali che si possono fare sulla nostra partecipazione alla Campagna di Russia, rimaniamo comunque invasori.
Perdonate se mi sono dilungata...
Patrizia Marchesini