Ciao, Dario.
Mi scuso per averti fatto attendere e ringrazio Marco – seppure con ritardo quasi vergognoso – per i suggerimenti bibliografici.
Oltre ai libri consigliati da Marco (che non possiedo e non ho avuto, sinora, occasione di leggere), sarebbe molto interessante anche
Il labirinto di ghiaccio – di Gino Papuli, al Fronte Russo con il 120° Reggimento Artiglieria Motorizzato – che tuttavia al momento non posso consultare perché l’ho dato in prestito – e che senza dubbio offre un racconto esaustivo sulla Colonna Carloni, con cui il 120° Reggimento ripiegò.
Del volumetto di Gino Papuli (Edizioni Thyrus) si è parlato di recente in altra
discussione
, come hai avuto modo di vedere (visto che vi hai lasciato un commento).
Cercherò cmq di dare un accenno agli eventi che coinvolsero la cosiddetta
Colonna Carloni (il nome deriva dal colonnello Mario Carloni, all’epoca comandante il 6° Reggimento Bersaglieri della Divisione Celere), basandomi sul libro relativo alle operazioni delle Unità italiane al Fronte Russo, a cura dell’Ufficio Storico (Stato Maggiore dell’Esercito).
Partiamo con il dire che il XXIX Corpo d’Armata tedesco (Divisioni Torino, Celere e Sforzesca) era – per quanto riguarda l’8ª Armata italiana – quello schierato più a sud-est, a contatto (a destra) con la 3ª Armata Romena e (a sinistra) con il XXXV Corpo d’Armata italiano, che in quel momento comprendeva la 298ª Divisione tedesca e la nostra Divisione Pasubio.
Il XXIX Corpo d’Armata iniziò a ripiegare il 19 dicembre 1942.
Le Divisioni di Fanteria italiane arretrarono formando due blocchi di forze denominate
Blocco Nord e
Blocco Sud, e seguendo due itinerari diversi.
Discorso a parte meriterebbe il II Corpo d’Armata (Divisioni Cosseria e Ravenna), che ebbe sorte ancora differente, su cui ora non mi dilungo.
Il 6° Reggimento Bersaglieri si unirà (il 21-22 dicembre) alla colonna della Divisione Sforzesca, condividendone le sorti.
Nella notte sul 23 dicembre, il 6° Reggimento Bersaglieri, rinforzato dalle artiglierie disponibili, si posizionò a ovest di Kjevskoje, per sbarrare la valle Nagolnaja, combattendo poi per l’intera giornata del 23 dicembre.
Riuscì a occupare – alle 20.00 del 24 dicembre – la cittadina di Krasnojarovka, scacciandone le forze sovietiche.
Il meteo non era certo favorevole: - 35° e, in aggiunta, una forte bufera di vento.
Non potendo disporre del libro di Gino Papuli menzionato all’inizio quanto segue è più genericamente da riferirsi all’intero
Blocco Sud.
Il giorno di Natale, si recuperò tutto il carburante possibile al fine di alimentare i mezzi impiegati per il traino delle artiglierie e/o per il trasporto di feriti e congelati. Gli altri mezzi – non utilizzabili – furono distrutti con il fuoco.
La marcia proseguì nei giorni successivi.
Nižnepetrovskij venne occupata alle 15.00 del 26 dicembre, dopo due ore di combattimento.
Alle 5.30 del 28 dicembre, quando si stava per raggiungere Bol’šoj Ternovyj, un aereo tedesco lanciò un messaggio per avvertire che la località era fortemente presidiata dagli avversari.
Nel messaggio si suggeriva un nuovo itinerario, che aveva come meta Skassirskaja...
Per raggiungerla, tuttavia, era necessaria una tappa di ulteriori quaranta chilometri (in aggiunta ai trentacinque già percorsi), coprendo in totale settantacinque chilometri senza soste intermedie, fuori dalle piste, e in condizioni ambientali molto difficili.
La penuria di carburante, oltretutto, impose un altro sacrificio di automezzi e – di conseguenza – di pezzi di artiglieria, che non potevano più essere trainati.
I Sovietici attaccarono con mezzi corazzati la testa e la coda della colonna. Tre carri vennero distrutti dalla poca artiglieria rimasta a disposizione.
Le perdite umane – per esaurimento fisico o per congelamento – furono ingenti.
A mezzanotte del 28 dicembre 1942 venne raggiunto lo schieramento tedesco.
Il mattino del 30 dicembre un nuovo attacco di carri sovietici portò lo scompiglio tra alcuni reparti romeni unitisi alla colonna italiana.
Il movimento fu ripreso con l’arrivo del buio. La colonna, composta a questo punto da soli Italiani, raggiunse alle 22.00 Gorodjanka e Jessa Ulof.
Qui il generale Obstfelder – comandante il XXIX Corpo d’Armata tedesco –, che non aveva ripiegato insieme alla colonna italiana, salutò i nostri reparti che avrebbero lasciato il XXIX Corpo d’Armata suddetto.
Il 1° gennaio 1943 la colonna si spostò a Ust Provalskij, il 3 arrivò a Forštadt (sul Donec). Poi, tramite ferrovia, i reparti raggiunsero Rykovo, dove si raccolsero il 5 gennaio.
Il ripiegamento proseguì.
La
Colonna Carloni – che a questo punto comprendeva, oltre al Comando e alla Compagnia Comando del 6° Reggimento Bersaglieri, un battaglione di formazione del 6° Reggimento Bersaglieri, i resti del 120° Reggimento Artiglieria e altri reparti (bersaglieri motociclisti, II Gruppo del 17° Reggimento Artiglieria della Divisione Sforzesca, XIX Gruppo Artiglieria Contraerei) – il giorno 8 febbraio 1943 rimase del tutto sprovvista di carburante a Pavlograd.
Causa l’impossibilità di ricevere rifornimenti immediati e in seguito alla notizia dell’avanzare verso sud di Unità avversarie, la
Colonna Carloni passò temporaneamente agli ordini del Comando tedesco di Dnepropetrovsk, e assunse il comando delle forze italiane e tedesche dislocate a Pavlograd, per difendere non solo la località, ma anche le vie di comunicazioni adiacenti.
Dal 10 al 20 febbraio 1943, da sola o in collaborazione con forze tedesche, a Pavlograd la
Colonna Carloni affrontò i Sovietici (reparti regolari e formazioni partigiane).
Il combattimento più significativo ebbe luogo il 17 febbraio 1943 (secondo quanto scrisse Gino Papuli: un dettaglio, questo, su cui nelle nostre conversazioni tornava spesso).
Fu l’ultima battaglia sostenuta da reparti italiani al Fronte Russo e provocò perdite notevoli.
In seguito anche la
Colonna Carloni raggiunse i resti dell’Armata italiana che si stavano raccogliendo e riordinando nella zona di Gomel’.
Altro non sono in grado di aggiungere, per i motivi già esposti.
Cordiali saluti.
Patrizia