Salve, Dario...
Dopo avere consultato alcuni volumi di testimonianze, baserò questo mio commento soprattutto sulla pubblicazione di Carmelo Catanoso e Agostino Uberti, il primo comandante il Battaglione Pieve di Teco e il secondo Capo di Stato Maggiore della Divisione Vicenza.
Il libro suddetto si intitola La Divisione alpina Cuneense al Fronte Russo (1942-1943), edito dallo Stabilimento Grafico Morino di Genova.
Difficilissimo a reperirsi, io sono in possesso di una fotocopia, grazie a un'amica gentile.
La Cuneense al Fronte Orientale includeva - oltre al Comando divisionale - il 1° Reggimento (Battaglioni Ceva, Pieve di Teco, Mondovì), il 2° Reggimento (Battaglioni Borgo San Dalmazzo, Dronero, Saluzzo) e il 4° Reggimento Artiglieria alpina (Gruppi Mondovì, Pinerolo, Val Po)... più due Compagnie cannoni da 47/32, il IV Battaglione Misto Genio, i Servizi divisionali (Sanità, Sussistenza) e il 201° Autoreparto Misto.
L'Ufficio di Posta Militare era il n. 203.
Il 10 gennaio 1943 era giunto a Rossoš' il I Battaglione Complementi, seguito - pochi giorni dopo (13-14 gennaio) - dal II Battaglione Complementi. Essi erano destinati rispettivamente al 1° e al 2° Reggimento, ma non li raggiunsero mai: furono coinvolti nella difesa della città di Rossoš' il 15 e il 16 gennaio, in occasione degli attacchi sovietici.
Pochissimi i superstiti del I Battaglione Complementi: Don Rinaldo Trappo, cappellano del Battaglione, riuscì a raccogliere alcuni feriti e, radunato un gruppetto, lo guidò prima verso Popovka-Podgornoe e poi nella scia della Divisione Tridentina.
Il II Battaglione Complementi fu, invece, completamente annientato.
Il 17 gennaio 1943 l'intero Corpo d'Armata alpino - e quindi anche la Cuneense, suddivisa in due tronconi - iniziò a ripiegare.
Tra il 19 e il 20 gennaio 1943 la Cuneense e la Julia combatterono per trenta ore consecutive a Novopostojalovka. L'8° Reggimento della Julia fu pressoché distrutto, così come i Battaglioni Ceva, Mondovì, Saluzzo, Borgo San Dalmazzo e il Gruppo Artiglieria Val Po della Cuneense.
Molti hanno sottolineato come tale durissimo scontro - e la sua lunga durata, ben superiore a quella della battaglia di Nikolaevka - permise alle Divisioni Vicenza e Tridentina di spezzare l'accerchiamento più a nord, e di proseguire verso ovest.
Nel frattempo, nel primo pomeriggio del 20 gennaio, il generale Martinat - Capo di Stato Maggiore del Corpo d'Armata alpino - riuscì a raggiungere il Comando della Divisione Vicenza e a comunicare al colonnello Uberti (che poi trasmise al generale Pascolini, il quale a sua volta nei giorni successivi riuscì a riferire ai Comandi della Cuneense e della Julia) gli ordini di movimento per le tappe successive, che prevedevano per il 26 gennaio 1943 lo sbocco a Valuiki.
Si trattava di passare dal ripiegamento su colonne più o meno parallele a un itinerario pressoché unico, in cui la Tridentina - rinforzata dai pochi semoventi tedeschi del XXIV Corpo Corazzato - sarebbe dovuta essere l'avanguardia e avrebbe dovuto aprire la strada alle altre Divisioni.
La manovra, dettata dal buon senso e dalla razionalità, sarebbe stata possibile se i varchi fossero stati mantenuti aperti e se i collegamenti radio avessero funzionato.
In realtà tutto questo non si concretizzò e le colonne delle quattro Divisioni proseguirono il movimento su percorsi all'incirca paralleli e piuttosto vicini, e che di tanto in tanto si intersecavano.
Gli apparecchi radio del Comando di Corpo d'Armata alpino andarono distrutti a Opyt e i collegamenti radio di fatto da allora si interruppero.
Solo il Comando di Corpo d'Armata alpino e la Tridentina, grazie a una radio tedesca, scoprirono che Valuiki era presidiata da notevoli forze avversarie già dal 19 gennaio e che sarebbe stato necessario tentare di rompere l'accerchiamento in altro punto.
Cuneense, Vicenza e Julia proseguirono secondo gli ordini comunicati dal generale Martinat a Uberti il giorno 19 gennaio, inconsapevoli di dirigersi a un destino segnato.
Dopo Novopostojalovka la Cuneense continuò, quindi, a ripiegare. Altri combattimenti furono affrontati, numerose le perdite conseguenti.
Tra il 26 e il 30 gennaio 1943 i vari gruppi in cui i resti della Divisione si era frammentata furono annientati o catturati nei pressi di Valuiki: resosi conto del tuonare del cannone poco più a nord (si scoprì poi che si trattava dei combattimenti tra Nikitovka e Nikolaevka) e che Valuiki era caduta in mano sovietica (contro l'avversario erano incappati i resti della Vicenza e del Battaglione Pieve di Teco, che con essa aveva ripiegato e alcuni sbandati in arretramento avevano comunicato la notizia), il generale Battisti decise di oltrepassare Valuiki, senza toccarne il centro abitato.
Fu inutile. E l'epilogo è noto. Nella zona di Valuiki vennero catturati anche i tre generali Battisti, Ricagno e Pascolini, che rientrarono in Italia solo nel 1950.
Non ho trovato traccia della consistenza numerica dei reparti sovietici, ma la Divisione Cuneense - che in origine aveva un organico di circa 16.000 uomini, fra truppa e ufficiali, e che aveva lasciato le proprie linee sul Don dopo avere subito perdite non rilevanti - non si presentò certo a Valuiki a ranghi intatti e completi.
Quanto esposto mi pare sia esaustivo per dire che la Divisione non si arrese "interamente", poiché i suoi reparti erano già stati abbondantemente falcidiati... i vari gruppetti cercarono fino all'ultimo di mantenere organicità, di combattere e di sottrarsi alla cattura.
Se ho tempo posterò - in seguito - alcuni episodi al riguardo, ma conteggi accurati non sono possibili, per le circostanze in cui si svolsero gli eventi. Se anche di tanto in tanto si fecero appelli, non potevano essere precisi e l'evolversi delle giornate fece sì che gli appelli stessi risultassero di volta in volta obsoleti.
Mi sembra anche di avere chiarito i motivi essenziali per cui la Tridentina riuscì a sfondare l'accerchiamento definitivo. Fattori fondamentali furono il ricevere certe informazioni grazie alla radio tedesca e l'avere nella propria colonna un certo numero di semoventi germanici, che contribuirono senza dubbio a rendere il movimento della colonna più efficace.
Cordiali saluti.
Patrizia