Salve, Gianfranco.
Mi scuso per averla fatta attendere un pochino.
Ho cercato, in questi giorni, di documentarmi, ma devo dire che nel libro sulle operazioni delle Unità italiane al Fronte Russo, a cura dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, non ho trovato molti riferimenti sul LXII Gruppo Artiglieria.
Il 30° Raggruppamento fu al Fronte Orientale sin dal 1941, con il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (C.S.I.R.).
Comprendeva i Gruppi LX, LXI e LXII, con cannoni da 105/32. Vi erano incluse anche due Batterie Contraerei e, in origine, due Gruppi di Artiglieria Contraerei da 75/46; questi ultimi - con l'arrivo al fronte di altre Divisioni e reparti e la conseguente trasformazione da Corpo d'Armata ad Armata - passarono in organico al 4° Raggruppamento Artiglieria Contraerei.
Il 30° Raggruppamento durante la fase-Arm.I.R. (Armata Italiana in Russia) rimase cmq assegnato al vecchio C.S.I.R. (che aveva mutato denominazione, divenendo XXXV Corpo d'Armata) e acquisì - dal 26 luglio 1942 - il CXXIV Gruppo Obici da 149/13, in precedenza assegnato al 2° Raggruppamento Artiglieria (II Corpo d'Armata).
Venendo nello specifico al LXII Gruppo, ho trovato brevissimi accenni al suo coinvolgimento durante le battaglie di inizio inverno 1941, per il consolidamento e raccorciamento della linea di fronte tenuta dalle truppe italiane, e durante la Battaglia di Serafimovič (a supporto, in questo caso, della Divisione Celere).
Nel periodo che precedette il ripiegamento, il 30° Rgpt. e i suoi Gruppi erano dislocati nel settore del XXXV Corpo d'Armata (in quel periodo costituito dalla 298ª Divisione tedesca e dalla Divisione Pasubio), e di certo fu investito dall'attacco sovietico che, preceduto da una fase di logoramento, prese il via - in tutta la sua violenza - il 16 dicembre 1942.
Due ufficiali che facevano parte del 30° Raggruppamento erano Mario Bellini (che scrisse
L'aurora a occidente) ed Eugenio Corti (autore del famoso
I più non ritornano).
Entrambi i volumi sono buone letture per rendersi conto di quanto accadde ad Arbuzovka (il cui soprannome,
la valle della morte, è abbastanza esplicito) e a Čertkovo (dove truppe tedesche e italiane rimasero assediate dal Natale 1942 al 16 gennaio 1943, quando il cerchio sovietico intorno alla città fu momentaneamente rotto... molti feriti e congelati, tuttavia, non poterono seguire la colonna in uscita e rimasero a Čertkovo).
La data di morte di Antonio, tuttavia, è il 31 dicembre 1942 (almeno, è quella che appare nella pagina di consultazione on-line del Ministero della Difesa), e questo farebbe pensare che lui - a Čertkovo - non giunse mai.
Ipotizzo questo - che può sembrare un controsenso, visto che ho scritto poco sopra che l'assedio durò dal Natale '42 al 16 gennaio '43 - poiché la distanza tra il campo di Taliza (o Talitsa, o Talicy) e Čertkovo supera i mille chilometri. Considerati gli eventi dell'epoca - se anche Antonio fosse giunto a Čertkovo e ivi fosse stato catturato dai Sovietici durante una qualche azione prima che le truppe italiane e tedesche riuscissero ad abbandonare la cittadina a metà gennaio - ritengo improbabile che Antonio potesse avere raggiunto il campo di prigionia e che il decesso potesse essere stato registrato il 31 dicembre 1942.
I reduci di prigionia riferirono, di solito, trasporti ferroviari lunghi e con molte soste, per dare precedenza ai convogli militari sovietici.
Per questo motivo i giorni dal Natale (quando i sopravvissuti di Arbuzovka giunsero a Čertkovo) al 31 dicembre 1942 (data del decesso di Antonio) mi sembrano, tutto sommato, un intervallo di tempo troppo breve.
Posso anche sbagliarmi, naturalmente... la mia rimane un'ipotesi.
In merito al campo di Taliza, mi risulta fosse il numero 165 (e non 167). Vi morirono oltre duemila prigionieri di guerra italiani, per lo più nei primi cinque mesi del 1943.
A Taliza i prigionieri vennero inizialmente inumati in fosse comuni... e, in seguito, in fosse plurime o singole. Ma in nessun caso è possibile risalire all'identità - o alla nazionalità - dei resti che tuttora vi riposano.
Taliza dista poco più di duecento chilometri da Suzdal' e individuare l'area cimiteriale dell'ex campo di prigionia è semplice, poiché vi si può accedere solo se accompagnati da personale militare (l'ex lager è tuttora operativo come colonia penale).
L'accesso è comunque subordinato al rilascio di un'autorizzazione da parte del Commissariato militare di Iuscia.
Ma credo che ulteriori dettagli possano esserle forniti, al riguardo, dal Ministero della Difesa (Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti -->
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).
Allego una foto del cippo commemorativo eretto dal Ministero della Difesa a ricordo dei nostri soldati morti a Taliza.
L'immagine è anche disponibile nelle gallerie fotografiche del presente sito.
Con i migliori saluti.
Patrizia