Gent.ma Sig.ra Marchesini,
la ringrazio per la cortese e sollecita risposta e per le ulteriori precisazioni ivi contenute. Faccio però osservare che le ultime fotografie di mio zio lo ritraggono ancora nel maggio 1942 sulle "pendici ovest del Monte Bianco mt. 885" (così almeno recita la scrittura riportata dietro una di esse), per cui deve essere partito per il fronte russo successivamente a quella data (presumo - e spero - che queste ulteriori informazioni ce le possa dare il Foglio matricolare). Le lettere dal fronte, purtroppo, non sono munite di busta, e solamente sulla prima è riportato in alto a destra "P.M. 40". Nell'ultima lettera si fa anche riferimento ad un telegramma spedito il giorno prima, cioè il 5/12/1942 (di cui non ho trovato traccia, come di altre lettere che, forse, saranno state scritte). Ciò che è rimasto lo conservava gelosamente mio padre, ed è ciò che si è salvato dall'ultimo bombardamento 'alleato' su Portomaggiore (FE), avvenuto il 24 o il 25 aprile 1945 , durante il quale la casa dei miei nonni paterni (genitori di Giuliano) fu colpita e mio nonno Ermanno morì insieme ad altri due o tre civili, mentre mia nonna Ines rimase ferita ad una gamba. Un altro mio zio, fratello di Giuliano, Antonio Celati (classe 1910), caporal maggiore del 79 Rgt. Ftr., fu deportato in Germania dopo l'Armistizio dell' 8 Settembre 1943 e morì di tifo il 1° marzo 1945 nel campo di prigionia di Altengrabow (ex DDR). Le spoglie furono riesumate dopo la 'caduta del muro di Berlino' e ai primi anni '90 e furono restituite alle mie zie ancora in vita, insieme alle spoglie di tanti altri soldati rinvenuti 'oltre cortina', con una splendida cerimonia collettiva tenutasi in Piazza Maggiore e in Basilica a Bologna ed officiata da un anziano cappellano militare (credo fosse Don Enelio Franzoni, anzi ne sono quasi certo). Infine - mi scusi della 'pezza' - sarei curioso di conoscere le vicende di mio nono materno DESERTI GIUSEPPE, reduce della Campagna di Russia, morto pochi anni dopo la guerra, prima che io nascessi. Per adesso non ho altri dati e mi riservo di farveli avere. Ricordo solo che mia madre diceva che era tornato dalla Russia 'a piedi' (il che mi farebbe propendere più per l'ARMIR che per il CSIR. o magari per entrambi), e che dopo l'Armistizio furono i soldati tedeschi insediatisi nella sua casa a proteggerlo dalla Milizia fascista repubblichina che che lo voleva (ri)arruolare e rispedire al fronte da qualche parte e, ironia della sorte, anche dalla deportazione in Germania quale 'prigioniero di guerra'.
Chissà, forse per rispetto del reduce di guerra e per il fatto che aveva già una famiglia da mantenere, con due figlie piccole. Almeno mi piace pensare che sia andata così, che abbia prevalso un po' di umanità.
Per adesso grazie di nuovo e cordiali saluti.
Giuliano Celati