di Patrizia Marchesini

 

0.Dante Franchi mezzobustoPartì il 7 settembre 1942, ma prima gli era stata concessa una breve licenza. L’ultimo giorno di licenza decise di fare un riposino e chiese a Ines – la maggiore delle sue tre sorelle – di svegliarlo a una certa ora, per avere modo di prepararsi e andare in stazione.

Mentre dormiva, Clara – la più piccola di casa Franchi – rimase sempre accoccolata davanti alla porta della camera del fratello.

“Davvero?” si stupisce, oggi, Clara. “Non me lo ricordavo.”

“Avevi solo quattro anni.”, puntualizza Ines.

 


 

La sede della delegazione comunale della Berzantina è affollata. Molta gente, e rappresentanti di varie associazioni d’arma... ci sono anche il labaro U.N.I.R.R. e il presidente della sezione di Bologna, Odile Cocchi, accompagnato da alcuni soci della sezione. Tutti sono venuti per la cerimonia in ricordo di Dante Franchi, classe 1922, al Fronte Orientale con Savoia Cavalleria.[1]

La sua famiglia viveva proprio qui, alla Berzantina, una località che – pur essendo appiccicata a Porretta Terme – dipende dal Comune di Castel di Casio.

Rimasero ad aspettarlo le tre sorelle, il fratello e, naturalmente, il papà Alfiero e la mamma Stella che – secondo i racconti –  tremava al pensiero che il figlio andasse in Siberia. “Da là non torna più...” si struggeva. Purtroppo aveva ragione.

 

È tornato, però, il suo piastrino. Ed è per questo che oggi – 9 marzo 2014 – si sono riuniti in tanti. Il cimelio è stato trovato da agricoltori al lavoro nei pressi di Budennyj[2] e Lipovoje, dove potrebbero trovarsi due fosse comuni contenenti i resti di nostri soldati deceduti durante la ritirata.

Il Reggimento Savoia Cavalleria, dopo la famosa carica di Izbušenskij, si era spostato – a tappe – prima a Millerovo e poi nelle retrovie del Corpo d’Armata alpino a Nikitovka.[3] Il suo 5° Squadrone Mitraglieri e uno squadrone di formazione, appiedati, da fine novembre-inizio dicembre 1942 supportarono il 5° Reggimento Alpini, per ripiegare – poi – con la Divisione Tridentina.

Il ritrovamento del piastrino a opera di quegli agricoltori non significa che Dante sia morto proprio là e che i suoi resti si trovino nelle fosse comuni suddette: è opportuno ricordare che i Sovietici, all’atto della cattura, spesso strappavano ai prigionieri il piastrino di riconoscimento, in un tentativo umiliante di privarli di ogni identità.

Dante potrebbe quindi essere deceduto sia negli scontri affrontati durante il ripiegamento sia nel drammatico percorso verso i campi di prigionia.[4]

 

3.Dante Piastrino Fiori

 

Il piastrino è giunto in Italia  grazie a Ferdinando Sovran, da anni dedito a ricerche nei luoghi che videro il coinvolgimento delle nostre truppe. È importante chiarire che il signor Sovran – definito, nel corso della cerimonia, "un venditore d’affetto", vista la sollecitudine nel recupero di cimeli così preziosi per i familiari degli scomparsi – tutte le volte che rientra dalla Russia riferisce a Onorcaduti in merito al recupero di ogni singolo oggetto e alle località in cui (grazie a quanto la popolazione gli segnala) dovrebbero essere situate alcune fosse comuni, più o meno ampie.

 

Come sempre accade in occasioni simili, alcune persone si alternano al microfono.

Il vice-sindaco, Marco Aldrovandi, sottolinea che “un popolo senza memoria è un popolo senza futuro.”

Gianfranco Cenni – dell’Associazione Nazionale Alpini – rimarca l’importanza, per l’A.N.A.,  dei reduci – “testimoni viventi dell’infamia della guerra” – i cui racconti sono preziosi per ricostruire le vicende della Campagna di Russia.

Si evidenzia il ruolo importantissimo del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra (Onorcaduti) nell’individuazione dei luoghi in cui riposano tanti di coloro che non sono mai tornati dal Fronte Orientale.

Odile Cocchi, presidente della sezione U.N.I.R.R. di Bologna, racconta in che modo è riuscito a rintracciare la famiglia di Dante e accenna all’attività dell’U.N.I.R.R. dal dopoguerra ai giorni nostri.

 

Sono, però, le parole di Barbara, figlia di Clara e nipote di Dante, a emozionare maggiormente i presenti: “La nonna Stella mi ha raccontato tante cose di quel suo figlio scomparso in Russia... ma in ogni caso ci sono molti dettagli che non so. Non so di che colore fossero gli occhi di Dante, né quali fossero i suoi piatti preferiti, o cosa avrebbe voluto fare da grande.

Mio zio, purtroppo, non ha mai avuto la possibilità di diventare grande, a causa di una guerra inutile, come inutili sono tutte le guerre.

Dante, nelle sue lettere ai familiari, esprimeva la speranza di tornare a casa presto: in un qualche modo ci è riuscito e oggi gli do il mio... il nostro benvenuto.”

 

La cerimonia raggiunge il suo momento cruciale quando il piastrino viene infine consegnato a Ines, Amabile e Clara, le tre sorelle di Dante.[5]

 

 Da sinistra: Odile Cocchi, Barbara Venturi, Clara, Amabile e Ines Franchi

 

 


[1] Secondo il Foglio Matricolare, Dante aveva svolto il servizio militare nel Reggimento di Cavalleria Piemonte Reale.

[2] Ora la località si chiama Zasosna, in cirillico Засосна.

[3] Savoia Cavalleria fu in Russia dal luglio 1941 con il C.S.I.R., assegnato – insieme a Novara Cavalleria e al Reggimento Artiglieria a Cavallo – alla Divisione Celere.

Formato da Comando, Squadrone Comando, due Gruppi Squadroni e 5° Squadrone Mitraglieri, nella primavera 1942 Savoia Cavalleria – insieme, ancora una volta, a Novara Cavalleria e alle Batterie a Cavallo – costituì il Raggruppamento a Cavallo (R.A.C.), un’unità di rapido impiego creata a imitazione di reparti sovietici simili, alle dipendenze dirette del Comando dell’8ª Armata. Dal 1° novembre 1942 il Reggimento Artiglieria a Cavallo venne assegnato al Corpo d’Armata alpino; tutti e tre i Reggimenti che avevano fatto parte del R.A.C. non furono rimpatriati, come ci si aspettava, ma avvicendati per scaglioni, e affrontarono – in seguito – i duri giorni della ritirata.

[4] Secondo i dati ufficiali Dante risulta disperso in data 17 gennaio 1943, giorno in cui il Corpo d’Armata alpino lasciò le proprie linee sul Don.

[5] Il fratello Marino, purtroppo, annegò nei primi anni Cinquanta.

 

 


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