Recensione di Patrizia Marchesini

 

 

I topi della steppa copertinaNon so decidere se questo libro mi sia davvero piaciuto. In certi punti è un po’... saccente, come se Sintoni – iniziata la vita militare – avesse piena consapevolezza di ogni cosa che sarebbe poi accaduta a lui, all’intera 8ª Armata e all’Italia. Questo, ma è solo il mio parere, toglie immediatezza al racconto e ne rovina un po’ la spontaneità.

Sintoni ha appena compiuto 21 anni quando giunge al Fronte Russo, assegnato alla Compagnia Controcarro del 278° Reggimento, Divisione Vicenza. A casa ha lasciato la famiglia e Norma, la fidanzata. Dalla stazione del Brennero riesce a scriverle una cartolina: “Ritornerò. Prega e spera.”

E Sirio tornerà ma, prima del rimpatrio, passeranno sette mesi.

Prima del rimpatrio ci sono le marce di avvicinamento al fronte e le frasi mortificanti udite nell’incrociare alcuni reparti alpini: “Niente paura, ragazzi, adesso è arrivata la Divisione Brambilla e la guerra è già vinta.”[1]

Il tenente Mancini lo esorta a non farci caso, ché sono le solite rivalità di corpo. Ma è evidente che anche l’ufficiale è dispiaciuto e amareggiato.

Prima di tornare ci sono il periodo relativamente tranquillo nelle retrovie,[2] il trasferimento in prima linea al posto della Julia[3] e la ritirata. Qui il racconto si fa incalzante e spinge a voltare le pagine in fretta, come se neve, bufere, stanchezza, fame, carri armati, mortai incombessero anche sul lettore e lo spronassero a compiere tutto il possibile, al pari dell’autore, per uscire dalla sacca.

Prima del ritorno ci sono i giorni più calmi nei dintorni di Kalstsch,[4] e quelli della delusione quando, dopo che quasi tutti sono rimpatriati, Sintoni scopre che non salirà sui treni diretti in Italia come gli altri superstiti della ritirata: insieme a uno sparuto gruppetto di commilitoni è destinato a rinforzare il 90° Reggimento della Cosseria e a un ulteriore impiego sul fronte orientale.

Poi arriva il momento del ritorno, improvviso e ormai insperato.

Il 10 maggio 1943 Sirio Sintoni è al Tarvisio. Giungono allora i giorni della malinconia, della riflessione più sofferta, dei sensi di colpa immotivati e tormentosi nell’incontro con i familiari di tanti che – al contrario di lui – non torneranno più. Giunge l’insofferenza nei confronti dei discorsi, dei paroloni, della retorica, così vuoti al cospetto di quei visi seri, di quei vestiti scuri, di quelle mani che stringono instancabili la foto del loro caro, in cerca di notizie e di speranze.

 

Sirio Sintoni, I topi della steppa, Fronte Russo 1942-’43

Il Vicolo, Divisione Libri, Cesena, 1999

 

 

Leggi anche un brano del libro.



[1] Pag. 43-44.

[2] La Divisione Vicenza giunge al Fronte Russo con compiti di presidio.

[3] L’11 dicembre 1942 la Vicenza viene assegnata al Corpo d’Armata Alpino, il 16 dello stesso mese riceve l’ordine di schierarsi sul Don tra le Divisioni Tridentina e Cuneense, mentre la Julia muove più a sud per proteggere il fianco destro del Corpo d’Armata Alpino, minacciato dal cedimento del II Corpo d’Armata italiano (Divisioni Cosseria e Ravenna).

[4] Così nel testo.

 

 

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