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Le perdite della Campagna di Russia

 

Occorre revisionare la consistenza dell’ARM.I.R. prima dell’offensiva sovietica 

di Carlo Vicentini

 

L’articolo del colonnello Massimo Coltrinari, apparso sull’ultimo numero di Secondo Risorgimento[1] mette sul tappeto l’annoso problema delle perdite dell’ARM.I.R. nella Campagna di Russia. Si tratta di un aspetto molto importante della nostra storia militare che, fin dal 1943, ha suscitato infinite polemiche, è stato oggetto di contestazione tra le opposte forze politiche e da queste sfruttato a fini elettorali. Il curioso è che tutte le discussioni e le valutazioni partono da premesse che non sono mai state documentate con rigore, e da cifre molto probabilmente approssimative, diramate pochi mesi dopo che si era consumata la tragica avventura della nostra guerra di Russia... quando cioè i responsabili di quella avventura avevano tutto l’interesse a nascondere i risultati. Il colonnello Coltrinari ha esposto con esattezza lo stato attuale delle conoscenze riferite alle perdite, sia pure limitatamente alla cifre globali degli assenti, perché il problema dei dispersi, cioè di quelli per i quali non vi è documentazione, è tuttora irrisolto. Mi meraviglia tuttavia che non metta mai in dubbio un dato essenziale e che invece merita un severo esame critico: si tratta della consistenza numerica degli uomini dell’ARM.I.R. o meglio di quelli presenti al momento della offensiva russa del dicembre 1942. Questi dati da sessant’anni sono citati, presi come base per il calcolo delle perdite e non sono mai stati messi in dubbio, come se si trattasse di un dato scientifico. Secondo me, è il caso di discuterne un pochino.

Di quanti uomini era composta l’ARM.I.R.?

Nella relazione dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, edita nel 1946, a pagina 6 è detto che l’ARM.I.R. era un complesso di forze sommate a più di 220.000 uomini e 7.000 ufficiali. Nel quadro delle perdite riportato nell’allegato 1 dello stesso volume, queste sono confrontate con la consistenza organica all’inizio della battaglia rilevata in 221.875 soldati e 7.130 ufficiali per un tale di 229.005 uomini (vedi allegato A). Dunque la consistenza dell’ARM.I.R., da agosto a metà dicembre sarebbe aumentata di 2000 unità e questo dopo avere perso 1.201 uomini della Celere a Serafimovič, 6.916 uomini nella Prima Battaglia Difensiva del Don e i 678 del II Corpo d’Armata  in settembre (vedi allegato B). A questi bisognerebbe aggiungere gli ammalati sgombrati in Italia che non sono stati rilevati ma che costituiscono una notevole percentuale di uomini sottratti al fronte[2]. Se ne deve dedurre che non solo sono state ripianate le perdite di 10.000 uomini (8.795 per caduti, feriti e dispersi, più gli ammalati) ma sono stati mandati al fronte altri 2.000 uomini. Sono cifre che lasciano perplessi. La relazione dell’Ufficio Storico, nella edizione ampliata e aggiornata del 1977, a pagina 186 dice “che le Grandi Unità costituenti l’8ª Armata comprendevano complessivamente: 122 battaglioni organici o reparti corrispondenti e 50 compagnie autonome o unità corrispondenti equivalenti a 16 battaglioni ed altre unità minori per un totale di 229.005 uomini”. Che si possano considerare equivalenti gli organici dei battaglioni di fanteria con i battaglioni mortai, controcarro del genio e le compagnie fucilieri con quelle marconisti, panettieri o recuperi e che tutto dia una cifra esatta all’unità non ha senso o pare una presa in giro. Purtroppo i dettagliatissimi ordini di battaglia presenti nella suddetta Relazione non indicano cifre quantitative né dei singoli reparti né delle Unità nel loro complesso. Esiste un altro documento dal quale potere trarre elementi per conoscere la consistenza numerica dell’ARM.I.R.. Si tratta del volume I Servizi Logistici delle Unità Italiane sul Fronte Russo (USSME 1975). In esso, tra i documenti che riguardano la distribuzione degli indumenti invernali, vi sono una lettera datata 18 ottobre 1942 e una tabella[3] con la forza in uomini delle singole Divisioni e del personale direttamente dipendente dai tre Corpo d’Armata e dall’Armata. La tabella è riportata interamente all’allegato C ma qui se ne riportano i dati essenziali.

 

Divisione Sforzesca

12.000

 

Divisione Torino

14900

 

Divisone   Pasubio

14000

 

Divisone   Celere

12900

 

Truppe e Servizi XXX CdA

18000

 

Totale

71800

71800

Divisione Tridentina

17800

 

Divisione  Julia

18000

 

Divisione Cuneeense

17600

 

Truppe e Servizi del CA Alpino

8000

 

Totale

61400

61400

Divisione Ravenna

15200

 

Divisione Cosseria

16000

 

Truppe e Servizi del II CdA

11350

 

Totale

42550

42550

Divisione Vicenza

 

10000

Totale Generale

 

193750

 

 

L’organico normale delle Divisioni di fanteria era di circa 12.000 uomini, quello delle Divisioni alpine di circa 17.000 (avevano in più 5000 muli con relativi conducenti). Nell’elenco suddetto, tutte risultano sovrabbondanti, la Cosseria addirittura con 4000 uomini in più. Non si capisce poi perché le Unità direttamente dipendenti dal XXXV Corpo d’Armata abbiano 18.000 uomini mentre quelle del II Corpo d’Armata solo 11.000, quando nei due Corpi d’Armata esse erano specularmene le stesse (vedi allegato D)

Probabilmente non si tratta dell’organico ma delle richieste di indumenti invernali fatte dalle singole Unità con più o meno sfacciate maggiorazioni rispetto all’organico, “perché poi tagliano”. Manca la Divisione Vicenza (nell'autunno 1942 dislocata nelle retrovie come truppa di occupazione), che l’Intendenza forse pensava di lasciare in giacchetta e bustina. Essa valeva 10.000 uomini perché partita per il Fronte Russo senza il reggimento di artiglieria. Resta il fatto che, benché gonfiati, questi organici raggiungono a malapena i 200.000 uomini. Come è possibile che due mesi dopo ce ne fossero 29.000 in più? Ci sono dei documenti che riportano la consistenza di qualche Unità. Una situazione del Comando del Corpo d’Armata Alpino, in data 31 ottobre 1942, indica in 2.174 ufficiali e 55.322 alpini (in totale 57.500 uomini) la forza presente a quella data (la Divisione Vicenza, a quella data, non faceva ancora parte del Corpo d’Armata Alpino); dunque meno di quanto indicato nella tabella dell'Intendenza d'Armata. Il diario storico della Cuneense al 31 ottobre 1942 conferma un organico di 16.800 uomini. Il generale Lerici, comandante della Divisione Torino, nella sua relazione a fine operazioni dice che la Divisione ha iniziato la ritirata con 11.000 uomini. In conclusione la consistenza dell’ARM.I.R. di 229.005 è un dato da revisionare seriamente.

 


[1] Carlo Vicentini  fa riferimento all’articolo intitolato Le perdite della Campagna di Russia. Caduti, Dispersi, Prigionieri. Dicembre 1942-Marzo 1943, apparso nel n. 8/2004 di Secondo Risorgimento d’Italia, a pag. 41 e seguenti.

[2] Il C.S.I.R. in un anno ha rimpatriato più di 6.000 ammalati, il 10% della consistenza.

[3] Rispettivamente a pag. 297  e pag. 304/305.

 

 

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