Da Morire giorno per giorno, Gabriele Gherardini, Ugo Mursia Editore, Milano, 1966

 

Morire giorno per giorno copertinaDue semoventi tedeschi, torvi e massicci, simili a pachidermi infuriati, addentano in uno sferragliamento di cingoli la salita che s’inerpica dietro il mulino.

Reparti in attesa, stipati ai lati della strada, la neve sino al polpaccio, attendono di incolonnarsi.

Un ufficiale a cavallo strepita sulle orecchie diritte dell’animale, agitando nervosamente un braccio verso un punto dell’orizzonte.

Da un’isba isolata, su cui lingueggiano fiamme giallastre, una colonna di fumo bituminoso si apre a ventaglio, morbidamente.

In alto le nubi cavalcano chiuse, aderenti, in una promessa di neve vicina.

Al sole tiepido di ieri, è subentrata una sciroccata grigia e snervante; la neve si spappola sotto le scarpe e schizza via poltigliosa e viscida con rumore di panni sbattuti dal vento.

Gli abitanti, dalle soglie e dalle finestre, osservano con visi indifferenti.

L’ingorgo, sotto la salita, è peggio di un muro. Alcune slitte, calcate l’una sull’altra, sbarrano di traverso il passaggio; più in là i muli dell’artiglieria hanno fretta di caricare e i conducenti senza troppi riguardi se li trascinano frettolosamente dietro, sfidando le bestemmie di chi è costretto e cedere il passo.

Sotto il calpestio incessante e il morso tiepido del vento, la neve va sfacendosi in enormi occhi d’acqua in cui il piede scompare sino alla caviglia.

 

 


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