Da La guerra al Fronte Russo, Giovanni Messe, Ugo Mursia Editore, Milano, 2005

 

La guerra al Fronte Russo copertinaL'operazione che nei documenti ufficiali prese il nome di "azione di Chazepetovka" fu tra le più aspre combattute dal C.S.I.R. per la sua durata (dieci giorni), per le crude condizioni atmosferiche, per l'accanita resistenza del nemico. Ne furono attori principali la Divisione Torino, agli ordini del generale Manzi, e il 79° Reggimento Fanteria della Divisione Pasubio, comandato dal colonnello Blasioli.

Dopo le copiose nevicate dei giorni precedenti, il tempo aveva volto al sereno. La tramontana sollevava nuvole di minutissimi cristalli di ghiaccio. Il termometro si manteneva sui 30° sotto zero nelle poche ore diurne e scendeva sensibilmente nella notte.

Le armi si bloccavano a ogni pausa di fuoco. Oli e grassi anticongelanti non bastavano a proteggere né i congegni né le membra degli uomini.

Sulla levigata crosta di ghiaccio il passo rappresentava un continuo gioco di equilibrio, i quadrupedi dovevano essere sostenuti a braccia dai conducenti, le ruote slittavano e nelle pendenze l'abbrivio diveniva irrefrenabile.

Negli avvallamenti si sprofondava fino al petto negli accumuli di neve non solidificata. In queste condizioni è facile immaginare come l'avanzata diventasse ben presto una spossante fatica.

Le bevande bollenti dovevano essere consumate tutte in una volta per impedire che ghiacciassero nelle borracce; i viveri caldi si rapprendevano appena tolti dalle casse di cottura. Nelle inevitabili soste, sui soldati distesi immobili sul terreno ghiacciato gravava il pericolo che il torpore del congelamento invadesse a poco a poco le estremità e gli arti.

Mi sono soffermato nella descrizione di queste eccezionali condizioni di ambiente perché sia possibile rendersi conto dello sforzo cui dovettero far fronte le fanterie e dell'eccezionale resistenza fisica e morale dimostrata dal nostro soldato.

 

 

Leggi anche la recensione del libro.

 

 

 

Grazie a Marco Ricchiuti per avere segnalato questo brano del generale Giovanni Messe.

 

 


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