Da La mia guerra in Russia, Giuseppe Tabacchi, Ponte Nuovo Editrice, Bologna, 1996

 

La mia guerra in Russia copertinaL'inverno [1942-1943, n.d.r.] era alle porte, le razioni di viveri che ci venivano distribuite dal nostro Regio Esercito erano insufficienti e avevamo fame. Avevo per caporale un certo Mafezzoni che partiva al mattino con cianfrusaglie e ritornava con latte, miele o qualche gallina. Faceva con i Russi scambi, brogli: ci rimisi anche il mio orologio, quello di mio padre, ma almeno si mangiava!

Poi fu la volta dei pacchi APE, ne arrivarono uno per ciascuno, ma la propaganda fascista aveva gonfiato talmente l'operazione che sarebbe stato meglio non l'avesse fatto: panettoni mangiati dai topi, formaggio scaduto, puzzolente e immangiabile, poche cianfrusaglie e alcune cartoline di propaganda.

In questo traffico molte persone del regime e no guadagnarono, a quel tempo, milioni.

[...]

 

I partigiani russi avevano un vizio e lo facevano di proposito, tagliavano i fili delle nostre linee telefoniche e per me - che avevo la responsabilità dei collegamenti - era un intervento immediato, di notte o di giorno, che dovevo fare. Caricato un camion di soldati, facevo un giro più che altro dimostrativo perché nella notte gli autori si eclissavano e chi li poteva trovare?

Una notte, in perlustrazione alla luce delle stelle, vediamo lontano un qualcosa di biancastro che si muove: i miei soldati sparano. Era un cane di taglia molto grossa, aveva dei biglietti nel collare. Abbiamo interrotto un semplicissimo sistema di collegamento dei Russi. La pelle, conciata con sale, servì a qualcuno di noi quando il generale inverno fece la sua apparizione.

 


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