Salve, Costantino... benvenuto nel forum.
Ho trovato pochissimi dettagli specifici sulla 31ª Sezione Disinfezioni.
Quanto segue è tratto da
I servizi logistici delle Unità italiane al Fronte Russo (1941-1943), a cura dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (USSME).
Mi preme sottolineare subito un’incongruenza. Nel volume suddetto – pag. 43 – è riportato che il Servizio Sanitario del C.S.I.R. (periodo luglio ’41 – luglio ’42) comprendeva:
• una Direzione di Sanità di Corpo d’Armata
• un Ufficio Sanità dell’Intendenza Speciale C.S.I.R.
• tre Uffici Sanità divisionali
• quattro Sezioni di Sanità
• trenta Ospedali da Campo
• due Ospedali di Riserva
• un Convalescenziario
• tre Nuclei Chirurgici
• due Ambulanze Radiologiche
• un’Ambulanza Odontoiatrica
•
una Sezione Disinfezione
• due Sezioni Bonifica Gassati
• un Laboratorio Chimico-Batteriologico-Tossicologico
• un Magazzino Speciale Sanità, Chimica e Veterinaria.
Il documento 13/Sv. (pag. 277 del volume citato) evidenzia, invece,
due Sezioni Disinfezione (la 25ª e la 31ª); il
Quadro di Battaglia C.S.I.R.
dettagliato (desunto da
Le operazioni delle Unità italiane al Fronte Russo 1941-1943), sempre a cura USSME, elenca – per quanto riguarda le Sezioni Disinfezione, la 2ª e la 25ª Sezione!
Mi spiace per le notizie contraddittorie... riporto ciò che ho letto.
La 31ª Sezione (insieme alla 22ª) la troviamo poi nell’organico dell’Intendenza dell’8ª Armata (vedere il
Quadro di Battaglia
relativo). Vi erano altre tre Sezioni Disinfezione assegnate a ognuno dei tre Corpi d’Armata dell’8ª Armata.
Il volume sui Servizi Logistici precisa – pag. 43 – i compiti principali del Servizio Sanitario al Fronte Russo: “attuare le norme di igiene e di profilassi atte a preservare le forze operanti da ogni specie di malattia e a impedire il diffondersi di epidemie; assicurare la raccolta, lo sgombero, la cura e il ricupero dei malati e dei feriti; provvedere al riconoscimento dei morti, alla sorveglianza delle tumulazioni e al risanamento del campo di battaglia; provvedere al rifornimento e al ricupero del materiale sanitario.”
A pagina 53 viene citata la 31ª Sezione: “Nei primi giorni di febbraio l’Ospedale da Campo 14, impiantato a Debalzevo con la Stazione di Bonifica della 31ª Sezione Disinfezione – in relazione alle necessità di quel campo di concentramento per prigionieri di guerra sovietici –, veniva trasferito a Zlobin (Russia Bianca) per le necessità sanitarie del Corpo d’Armata alpino, ormai rientrato nelle linee amiche e in corso di trasferimento verso la zona di Gomel’.”
Non si specifica se la Stazione di Bonifica seguì detto O.C. a Zlobin, né dove fosse dislocata l’intera 31ª Sezione Disinfezione.
Non ho trovato altro, purtroppo, e nulla di nulla su organico, spostamenti e mansioni specifiche.
Qualcosa di generico che forse può essere di interesse per lei è a pagina 54 e 55 (medesimo volume): “Le cure profilattiche attuate raggiunsero lo scopo di evitare la diffusione di malattie epidemiche, perfino durante la fase del ripiegamento dell’inverno 1942-1943, quando divennero costanti i contatti fra militari e popolazione civile in territori nei quali si trovavano frequenti focolai di infezioni comuni ed esotiche.
Il problema dell’igiene e della profilassi fu il primo aspetto del Servizio Sanitario proposto all’attenzione dei responsabili di esso.
La rigorosa bonifica dei malarici cronici e la profilassi chimica, congiunta alle misure di protezione meccanica individuale e collettiva, difesero efficacemente i soldati dall’infezione palustre e, perciò, pochissimi furono i casi di malaria.
Le varie vaccinazioni, obbligatorie per tutti, il rigoroso controllo sull’approvvigionamento idrico per uso alimentare, la difesa chimica e meccanica dalle mosche, l’igiene degli alloggiamenti contennero entro limiti strettissimi le infezioni tifo-paratifiche e non meno efficienti risultarono le misure dirette contro le infezioni di dermotifo (tifo petecchiale) e di febbre volinica.
Fu provveduto all’impianto di speciali stazioni di bonifica del personale, degli effetti di vestiario e di equipaggiamento, di ambulanze e tradotte, in relazione alle operazioni di rimpatrio per avvicendamento effettuate dall’autunno all’inizio dell’inverno 1942.
Quattro stazioni di bonifica con bagni a doccia e controlli medici furono impiantate alle stazioni di Kondracevskaja, Malcevskaja, Valuiki e Rossoš’ e operarono su 50.241 persone.
L’acqua, attinta ai pozzi, facilmente passibili di inquinamento, veniva potabilizzata mediante filtrazione e aggiunta di disinfettanti (steridrolo), quando non fosse possibile farla bollire.”
Un suggerimento potrebbe essere quello di recarsi presso l’
Archivio USSME
, a Roma, nel tentativo di reperire documentazione più specifica.
Prima di salutarla, mi permetto di aggiungere una nota su quanto riportato più sopra a proposito del campo di Debalzevo per prigionieri di guerra sovietici. Il solito librone sui Servizi Logistici aiuta a fare un po’ di chiarezza su un tema poco conosciuto, come è quello dei campi di prigionia gestiti – al Fronte Russo – dagli Italiani.
Il regolamento, questo è risaputo, prevedeva che le Forze Armate italiane consegnassero alle autorità germaniche i prigionieri catturati o i disertori presentatisi spontaneamente ai nostri reparti.
Erano i Tedeschi a provvedere alla sistemazione dei prigionieri in campi situati nelle retrovie (dove le condizioni di vita erano pessime, tanto che in ogni occasione possibile gli Italiani cercavano di dilazionare al massimo la consegna dei prigionieri), al loro sgombero/deportazione in Germania, o al loro eventuale impiego: con il proseguire delle operazioni e la conseguente diminuzione degli effettivi, un certo numero di prigionieri sovietici venne impiegato al Fronte Russo dall’Organizzazione Todt per lavori di manovalanza; altri prigionieri ebbero incarichi legati alla logistica, e divennero cucinieri, conducenti di carrette e slitte...
Alcuni prigionieri furono trattenuti per compiti simili presso i reparti italiani (e bisogna dire che molte testimonianze riportano come essi fossero contenti di rimanere con i nostri soldati, in quanto il trattamento ricevuto era senza dubbio umano e dignitoso).
All’Intendenza dell’8ª Armata fu assegnato – dai Tedeschi – un numero non trascurabile di prigionieri per lavori di manovalanza nelle basi arretrate. Da circa 800 (nel luglio 1942), essi salirono fino a circa 5.000, ripartiti in dieci campi, alcuni dei quali erano stati ricevuti dai Tedeschi, come quello di Debalzevo che, preso in consegna dall’Intendenza nell’agosto 1942, fu completamente ristrutturato: le baracche vennero sostituite da un fabbricato in muratura, con impianti idrici, infermeria e disinfezione.
Altri campi erano stati allestiti ex-novo in vicinanza di importanti centri logistici, allo scopo di accogliere i prigionieri addetti - per esempio - alle operazioni di carico e scarico dei diversi materiali presso i centri logistici stessi.
Un caso a parte fu il campo di Vorošilovgrad, impiantato nell’inverno ’42-’43 per ricevere in transito i prigionieri che le nostre Unità – in ripiegamento – avevano catturato e portavano al seguito. Durante la sua breve vita fu possibile dargli una sistemazione soddisfacente. Entro il gennaio 1943 tutti i prigionieri di guerra sovietici furono trasferiti – come da regolamento – all’autorità germanica.
Per ulteriori chiarimenti siamo qui.
Saluti.
Patrizia